1/2 DA ALCUNI SAGGI SU PIPPO MOLINO

…Gran parte dell’arte del nostro secolo s’ è interessata solo al “come” dire una cosa, Molino è interessato soprattutto al “perchè” e al “che cosa” si dice, una posizione fortemente etica… L’elemento inventivo, premessa immancabile a ogni pezzo di Molino, e la struttura che lo veicola non ricalcano schemi prefissati, ma sempre rinnovantesi… (Renzo Cresti, Pippo Molino o del canto ritrovato, ne Il Pasquino Musicale, anno II, Marzo 1992)

…Molino è consapevole che la condanna al frammento e all’esplosione del linguaggio minaccia la musica, nella fase finale di questo secolo, da ogni lato, e che la sapienza costruttiva non ne è immune… Il 1980 segna una svolta nella creatività di Molino, che da allora spicca fra i compositori giovani ma già di lunga esperienza per la sua capacità di “pensare in grande”. Il canto ritrovato (1980) è… un “canto”, appunto, composto in tempi precedenti, poi inserito e collocato… in un discorso strumentale complesso, a forti blocchi di strutture timbriche e armoniche: secondo una trasparente simbologia musicale, una ri-collocazione dell’io nel mondo. Si potrebbe parlare anche di una volontà di ricostruire un mondo distrutto, realizzando tale ricostruzione non nel privato o nel solipsismo dell’ artista in crisi, ma semplicemente nel proprio lavoro come mezzo esemplare di comunicazione… La capacità di essere cattolico in assoluta coerenza e quindi di essere implicito (nulla è più volgare, nell’arte, di una fede o di un’ideologia esplicita) toglie ai …lavori di Molino, “pensati in grande” e perciò tali da correre il rischio dell’enfasi, ogni retorica. La prova maggiore di questa affinata simplicitas è a tutt’oggi La pretesa umana, fra le più interessanti partiture dell’Italia musicale d’oggi. (Quirino Principe, testi per Storia di Milano, Treccani, Il Novecento, 1993)

…La musica di Molino è caratterizzata, almeno nell’arco dell’ultimo decennio, da una straordinaria unitarietà linguistica che proviene, all’apparenza in modo contraddittorio, dalla coscienza dell’essere venuta meno da parte della coazione pregiudiziale di carattere ideologico. La coesione linguistica di Molino può nascere anche da una tensione volitiva di carattere personale, non sappiamo; quel che è evidente dalla sua musica, è la cura di costruirsi una motivazione contingente… E una buona valutazione che si può ascrivere a merito di Molino è data dal fatto che egli non considera più gli accordi consonanti come provocatori, per il semplice fatto ch’egli ha capito benissimo che la koiné della dissonanza, quando c’era, era ideologica, e che, oggi, non è necessario esorcizzarla (ammesso che di atteggiamenti esorcizzabili si sia mai trattato!) “rompendo” traumaticamente, teatralmente appunto, con essa… L’aver capito questo, da parte di Molino, è un indice che rende, comunque, le sue proposte musicali assolutamente degne di discussione e di attenzione… Ci sembra assai importante il fatto che il passato immediato, cioè la “nuova musica”, riesca ad allertare Molino rivelandosi non tanto come “dissonanza”, quanto come causa di dissonanza, e che il compositore recepisca questo mondo come stimolo, come necessità, comunque, di guardare alla realtà dopo che le lenti antiche della cultura siano state dichiarate non più abili… (Gianfranco Zaccaro, Dall’opera alla persona? Studio su Pippo Molino, in Eunomio, n.14-15, estate-autunno 1989)

…La scrittura garbata ed elegante, pulita e meditata di Pippo Molino trova in Tres un momento di riflessione sulle possibilità del “paziente lavorio” sia dal punto di vista tematico che da quello strutturale… Il discorso musicale è comunque sereno, discorsivo, recuperando così fiducia in una possibilità di narrazione (seppur subliminare), in una positività ideale dello scrivere musica, in una posizione, insomma, di relativa fiducia nei confronti del proprio mestiere, nella composizione come atto comunicativo… (Stefano Leoni, nota di copertina)

…La produzione di Pippo Molino è il risultato dell’incontro tra una tecnica seriale, di tipo strutturalistico, intesa però in senso ampio, ed esigenze espressive che a quella tecnica non appartengono, perché lasciano molto spazio alla comunicazione di un pathos personale. Il lavoro di Molino non è rivolto soltanto alla ricerca ma è mosso da un’urgenza comunicativa che filtra e ammorbidisce il tessuto lessicale, teso alla sintesi tra pensiero costruttivista ed espressività immediata… (Donata Bertoldi-Renzo Cresti, Nuova storia della musica, 1992)